d

Alienum phaedrum torquatos
nec eu, vis detraxit periculis ex,
nihil expetendis in mei.

contact
neva@office.com
+456933336454
2606 Saints Alley
Tampa, FL 33602
Follow Us

L’arte è nel bicchiere

L’Enoarte di Elisabetta Rogai.

 Dipingere con il vino: una sfida che avrebbe entusiasmato perfino Leonardo da Vinci, sempre così incline a sperimentare con colori e pennelli. L’idea è venuta alla pittrice fiorentina Elisabetta Rogai: “Ero a tavola con amici e qualcuno versò un bicchiere di vino rosso sulla tovaglia. Osservai la macchia spandersi e fui presa dalla voglia di trasformare quei rivoli in pennellate” racconta. L’artista si è messa a cercare la tecnica migliore. Alla fine l’ha trovata. Enoarte ora è un marchio registrato.

La pittrice, un lungo curriculum alle spalle, ha trovato il modo di “fissare” il vino sulla tela attraverso l’aiuto del professor Roberto Bianchini (docente di Chimica organica dell’Università di Firenze) e dopo numerosi tentativi . “Ho cominciato a sperimentare, ho usato il vino in purezza e mi sono resa conto che non era la strada giusta dato che svanisce dopo pochi giorni. Alla fine sono riuscita a mettere a punto un procedimento naturale attraverso il quale rendere il vino più denso, oserei dire concentrato. Un procedimento che permette di usarlo per dipingere”. Ma la sua sorpresa più grande è stata un’altra: “ho scoperto che a causa dell’ossidazione come il vino cambia colore col passare del tempo, così lo fanno i miei dipinti: dal viola e porpora dei vini giovani ad ambra, rosso mattone e arancio di quelli invecchiati. Ora ho messo a punto la tecnica in modo che il dipinto si stabilizzi sui toni invecchiati e ho perfezionato il sistema della colature, uso il bianco per le sfumature e il chiaroscuro”.

Elisabetta Rogai, che pure viene da una terra famosa per i suoi rossi, non aveva grande esperienza con il vino. “E’ stato piacevole scoprire, anche attraverso amici sommelier, che ogni vino ha un colore diverso e quindi l’effetto sulla tela cambia ogni volta” ricorda. Il vino più usato è il rosso, possibilmente giovane in modo da vederlo poi invecchiare su tela. Oltre all’abilità della pittrice, la differenza poi la fanno il tannino e gli antociani (pigmenti idrosolubili appartenente alla famiglia dei flavonoidi). “Non è sempre facile – ammette la Rogai –: il vino è una materia viva. Non è come l’olio o la tempera, le pennellate vanno date in un certo modo, devi aspettare tra la prima e la seconda mano che asciughi. Io parto sempre prima dal tratteggio della bozza con il carboncino e poi passo al vino”.

La prima a credere in Elisabetta Rogai e in questa sua scoperta è stata una donna e soprattutto una produttrice di vino, Antonella D’Isanto (I Balzini). “Ha comprato la prima opera, Ebbrezza e dopo poco tempo è stata lei stessa testimone del fatto che dai colori caratteristici del vino giovane le pennellate avevano assunto un colore più cupo, da vino maturo. Ora molti produttori mi chiedono di dipingere con il loro vino e poi acquistano la tela per tenerla in cantina o in salotto e mostrarla agli amici” sorride Elisabetta Rogai.

Per la Rogai il 2013 è l’anno della consacrazione internazionale: si prepara in autunno a partire per il Sudamerica e per il Venezuela dove è stata coinvolta in un singolare progetto dall’eccentrico editore Esteban Velazquez V. Wilhelm. Alla Rogai, e ad altri artisti internazionali, è stato chiesto di eseguire un ritratto a grandezza naturale dell’imprenditore, e la pittrice italiana ha scelto il tessuto denim, quello usato per il jeans, al posto del canvas tradizionale: “Trovo che si addica bene a una personalità forte come quella di Esteban”. Tra gli altri impegni di questa seconda parte dell’anno: Abruzzo (“Paesaggi diVini” a Ortona a Mare), Marche (la rassegna “Di Arte in Vino”), Toscana, a Firenze al riaperto Forte Belvedere e all’isola d’Elba (“ElbaDrink”) e a Terranuova Bracciolini e all’estero Grecia (agosto), Serbia (settembre) e Hong Kong (ottobre).

RAFFAELLA GALAMINI
Wall Street International